Mussolini y la demografía


El discurso de la Ascensión

El fascismo italiano fue natalista y poblacionista, frente a las políticas liberales anteriores en Italia, que estuvieron más decantadas por la gestión de la riada emigratoria italiana hacia otros países y continentes. En particular el propio Mussolini se destacó por tratar directa y repetidamente el tema demográfico como elemento clave en la construcción del estado fascista.

Un documento muy interesante para identificar los principales temas de política demográfica en la retórica de Mussolini es el Discorso dell’ Ascensione, en la Cámara de los Diputados el 26 de mayo de 1927. Transcribo aquí la parte dedicada a la demografía, prácticamente una cuarta parte del discurso completo:

Di qui la tassa sui celibi, alla quale forse in un lontano domani potrebbe fare seguito la tassa sui matrimoni infecondi. Questa tassa dà dai 40 ai 50 milioni; ma voi credete realmente che io abbia voluto questa tassa soltanto a questo scopo? Ho approfittato di questa tassa per dare una frustata demografica alla Nazione. Questo vi può sorprendere; qualcuno di voi può dire: «Ma come, ce n’era bisogno?» Ce n’è bisogno. Qualche inintelligente dice: «Siamo in troppi». Gli intelligenti rispondono: «Siamo in pochi». Affermo che, dato non fondamentale ma pregiudiziale della potenza politica, e quindi economica e morale delle Nazioni, è la loro potenza demografica. Parliamoci chiaro: che cosa sono 40 milioni d’Italiani di fronte a 90 milioni di Tedeschi e a 200 milioni di Slavi? Volgiamoci a Occidente: che cosa sono 40 milioni di Italiani di fronte a 40 milioni di Francesi, più i 90 milioni di abitanti delle Colonie, o di fronte ai 46 milioni di Inglesi, più i 450 milioni che stanno nelle Colonie?

colonia elioterapica Lissone

Signori, l’Italia, per contare qualche cosa, deve affacciarsi sulla soglia della seconda metà di questo secolo con una popolazione non inferiore ai 60 milioni di abitanti. Voi direte: Come vivranno nel territorio? Lo stesso ragionamento, molto probabilmente, si faceva nel 1815, quando in Italia vivevano soltanto 16 milioni di Italiani. Forse anche allora si credeva impossibile che nello stesso territorio avessero potuto trovare, con un livello di vita infinitamente superiore, alloggio e nutrimento i 40 milioni di Italiani di oggidì. Da cinque anni noi andiamo dicendo che la popolazione italiana straripa. Non è vero! Il fiume non straripa più, sta rientrando abbastanza rapidamente nel suo alveo.

Tutte le Nazioni e tutti gli imperi hanno sentito il morso della loro decadenza, quando hanno visto diminuire il numero delle loro nascite. Che cosa è la pace romana di Augusto? La pace romana di Augusto è una facciata brillante, dietro la quale già fermentavano i segni della decadenza. Ed in tutto l’ultimo secolo della seconda Repubblica, da Giulio Cesare, che mandò i suoi legionari muniti di tre figli nelle terre fertili del Mezzogiorno, alle leggi di Augusto, agli ordines maritandi, l’angoscia è evidente. Fino a Traiano tutta la storia di Roma, nell’ultimo secolo della Repubblica e dal primo al terzo secolo dell’Impero è dominata da questa angoscia: l’Impero non si teneva più, perché doveva farsi difendere dai mercenari.

Problema: queste leggi sono efficaci? Queste leggi sono efficaci, se sono tempestive. Le leggi sono come le medicine: date ad un organismo che è ancora capace di qualche reazione, giovano; date ad un organismo vicino alla decomposizione, ne affrettano, per le loro congestioni fatali, la fine. Non si può discutere se le leggi di Augusto abbiano avuto efficacia. Tacito diceva di no; Bertillon, dopo 20 secoli, diceva di sì, in un suo libro molto interessante, dedicato allo spopolamento della Francia. Comunque, sta di fatto che il destino delle Nazioni è legato alla loro potenza demografica. Quand’è che la Francia domina il mondo? Quando poche famiglie di baroni normanni erano così numerose che bastavano a comporre un esercito. Quando, durante il periodo brillante della Monarchia, la Francia aveva questa orgogliosa divisa: «Égale à plusieurs» e quando, accanto ai 25 o 30 milioni di Francesi, non c’erano che pochi milioni di Tedeschi, pochi milioni di Italiani, pochi milioni di Spagnoli. Se vogliamo intendere qualche cosa di quello che è successo negli ultimi 50 anni di storia europea, dobbiamo pensare che la Francia, dal ’70 ad oggi è aumentata di 2 milioni di abitanti, la Germania di 24, l’Italia di 16.

Andiamo ancora nel profondo di questo problema che mi interessa. Qualcuno ritiene, – altro luogo comune che oggi si demolisce, – che la Francia sia la Nazione a più basso livello demografico che vi sia in Europa. Non è vero. La Francia si è stabilizzata sul 18 per mille di natalità da circa 15 anni. Non solo, ma in certi dipartimenti francesi vi è un risveglio della natalità. La nazione che tiene il primato in questa triste faccenda è la Svezia, che è al 17 per 1000, mentre la Danimarca è al 21, la Norvegia al 19 e la Germania è in piena decadenza demografica; dal 35 per 1000, è discesa al 20. Mancano due punti e sarà al livello della Francia.

Anche l’Inghilterra non è in condizioni brillanti. Nel 1926 il suo livello di natalità è stato il più basso d’Europa: 16,7 per 1000. Delle nazioni europee, quella che tiene la palma è la Bulgaria, coi 40 per 1000, poi vengono altre nazioni con livelli diversi, e finalmente vale la pena di occuparsi d’Italia. Il quinquennio di massima natalità fu tra il 1881 e il 1885, con 38 nati vivi su 1000; il massimo fu nel 1886, con 39. Da allora siamo andati discendendo, cioè dal 39 a 35 per 1000 siamo discesi oggi al 27. È vero che di altrettanto sono diminuite le morti; ma l’ideale sarebbe: massimo di natalità, minimo di mortalità. Molte regioni d’Italia sono già al disotto del 27 per 1000. Le regioni che stanno al disopra sono la Basilicata, ed io le tributo il mio plauso sincero, perché essa dimostra la sua virtù e la sua forza. Evidentemente la Basilicata non è ancora sufficientemente infetta da tutte le correnti perniciose della civiltà contemporanea. Vengono poi la Puglia, la Sardegna, le Marche, l’Umbria, il Lazio. Ma le regioni che si tengono sul 27 per 1000 sono l’Emilia e la Sicilia; al disotto la Lombardia, la Toscana, il Piemonte, la Liguria, le Venezie Tridentina e Giulia.

Puedes consultar el Discurso de la Ascensión completo en http://cronologia.leonardo.it

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Te puede interesar también

Puedes leer aquí un post sobre Oswald SpenglerLa Decadencia de Occidente, una de las obras que más han inspirado a todos los alarmistas de la despoblación y la insuficiente natalidad, incluido el propio Mussolini.

Corrado Gini, fue uno de los más importantes demógrafos y estadísticos del siglo XX, y dirigió los servicios de estadística del régimen fascista italiano. Sus opiniones reflejan a la vez que influyen en la visión de Mussolini sobre los temas poblacionales, y por eso resulta aquí de gran interés el siguiente artículo:

  • Gini, C. (1930), «The Italian Demographic Problem and the Fascist Policy on Population» The Journal of Political Economy 38(6): 682-697 disponible en Jstore

En el discurso Mussolini hace alusión a una de las primeras leyes pro-natalistas aprobadas por su régimen, el impuesto sobre el celibato (D. L. 2132 del 19/12/1926). Pero sobre todo fue en la educación y la consideración social de la mujer donde el fascismo, igual que el franquismo, más énfasis puso como herramienta de fomento de la natalidad. Puedes encontrar algunos comentarios al respecto en Donne, la Resistenza «taciuta».

Dónde buscar más información:

  • Caporali, A.; Golini, A. Births and fertility in interwar Italy: Trends, images, policies and perception. Population Review 49 (2).
  • Caprotti, F. (2007), Mussolini’s cities: internal colonialism in Italy, 1930-1939. New York: Cambria Press.
  • Ipsen, C. (1996), Dictating Demography. The problem of population in Fascist Italy: Cambridge University Press.
  • Ipsen, C. (1998), «Population Policy in the Age of Fascism: Observations on Recent Literature» Population and Development Review 24(3): 579-592.

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